Il Senso del Cammino

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Nel 1859 nasce a Solferino (MN) l’idea della Croce Rossa, grazie allo svizzero Henry Dunant, che proprio in questo luogo viene ispirato a fondare il movimento per prestare soccorso ai feriti di guerra. Ogni anno migliaia di volontari provenienti da ogni parte del mondo si ritrovano a Solferino per la storica fiaccolata, rendendo onore ai principi che ispirano il movimento di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, principi che pervadono lo spirito di tutti i volontari: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità.

In un momento storico come questo dove le guerre e le ingiustizie stanno deturpando il mondo c’è ancora chi vuole condividere a gran voce l’idea di amore, pace e rispetto per il prossimo, chi si presta, anche nelle situazioni più avverse, a tendere una mano a chi ne ha bisogno.

Il cammino parte a Solferino e arriva a Castiglione delle Stiviere dura circa tre ore e viene fatto con in mano la fiaccola della Croce Rossa accesa.

Non è un cammino semplice, ma ad ogni modo si parte tutti insieme e non si lascia indietro nessuno, neanche chi non è potuto esserci. Ci sono alcuni volontari che hanno deciso di portare sulle spalle maglie, foto o pupazzi di persone che non ci sono più, ma che hanno sempre preso parte alla fiaccolata.

Volontari che non sono erano presenti con il corpo, ma che in quel fiume di gente, sono stati presenti con lo spirito. Persone che nella loro vita hanno strappato dei sorrisi alla tristezza, teso la mano a persone in difficoltà e cosa non meno importante, hanno ispirato gli altri a fare lo stesso. Quando si vive così non si muore mai.

Un comitato della Puglia si è messo a ballare la “pizzica” in mezzo alla strada, per onorare una volontaria che è mancata e ovviamente molti si sono messi a ballare a loro volta. Chi come me non ha ballato, è solo perchè è rimasto fuori dal cerchio a pensare “che meraviglia”, si condividono le risate, le gioie e anche le perdite, senza nemmeno conoscersi.

Il cammino non è facile perché c’è da tenere in mano una fiaccola per tre ore e bisogna stare attenti a non bruciarsi e soprattutto non cedere alla stanchezza. Alcuni rinunciano alla propria fiaccola a metà del cammino, la danno a qualche bambino incuriosito, che ci saluta dal giardino della propria casa.

Non è un segno di cedimento, ma significa passare parte della propria passione e dei propri principi ad un altra persona, che verrà ispirata a fare del bene. Sono proprio quei bambini, che portano in mano la fiaccola accesa gli adulti di domani, che sceglieranno nel loro piccolo di aiutare un bambino che viene deriso, di dare una mano con i compiti a chi ha delle difficoltà e creare un mondo migliore domani.

Io come tanti altri ho deciso di portare la fiaccola accesa fino alla fine del cammino, era la mia prima volta e sentivo di doverlo fare. Quando mancano gli ultimi chilometri cominci ad avere paura che si spenga, di non arrivare in tempo, la cera di sta per esaurire. I volontari che hanno percorso questa strada già tante volte, ti tranquillizzano “ci arrivi, con poca cera, ma ci arrivi alla fine”.

Quante volte nei momenti difficili della vita una parola di conforto, un sorriso o un abbraccio inaspettato, ci togono le paure, ci liberano dal peso alla bocca dello stomaco, ci fanno sorridere anche se non ne abbiamo voglia, basta poco per cambiare la giornata o la vita di qualcuno.

Talmente poco, che se distogliessimo per un attimo l’attenzione da noi stessi o dallo schermo dei nostri cellulari e cominciassimo a guardare le persone negli occhi, rimarremo stupiti da quello che siamo in grado di fare.

Il cammino è lungo, ci sono volontari che scelgono di farlo in monopattino o in bici, perchè sono anziani o hanno dei problemi di salute, ma non vogliono rinunciare alla bellezza di tutte quelle anime, che si ritrovano ispirate dagli stessi principi, anche se lo hanno già fanno tante volte.

La bellezza e l’amore creano dipendenza, non riesci più a farne a meno, anche quando il corpo ti dice di fermarti.

Durante il cammino senti parlare lingue e accenti diversi, si diventa amici, ci si da appuntamento per l’anno dopo. Perchè nelle splendide diversità siamo tutti uguali e condividendo la stessa grande passione parliamo tutti la stessa lingua.

Ci accomuna la missione di essere una speranza per chi soffre, una luce nel buio, una mano tesa a chi ne ha bisogno e di farlo senza aspettarci nulla in cambio.

L’ultimo tratto è il più difficile, la stanchezza si fa sentire, i piedi fanno male. Cominciano i cori da stadio, chi ha le casse con la musica alza il volume, si canta più forte, si ride di più. Nessuno pensa di fermarsi o di tornare indietro, lo spirito e la gioia comune pervadono tutti e mandano via anche la stanchezza.

Il cammino della vita e insidioso, fatto di salite e di discese, ma se decidi di farlo con le parsone giuste, che ti incoraggiano e ti ispirano i giusti principi, se non ti lasci andare alle difficoltà, se pensi come prima cosa nella tua vita di fare del bene alle altre persone, diventa un cammino meraviglioso.

Anche nei brutti momenti, nelle salite e quando pensi di non farcela trovi, la forza in te stesso, la mano pronta di un’altra persona, che lo fa per il solo gusto di farlo, per il piacere di vedere che ti rialzi e torni a sorridere.

“Chi nel cammino della vita ha acceso anche solo una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano”

-Madre Teresa di Calcutta-

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