“Guarda gli alberi, guarda gli uccelli, guarda le nuvole, le stelle… e se hai occhi potrai vedere che l’esistenza intera è ricolma di gioia. Ogni cosa è felicità pura. Gli alberi sono felici senza alcun motivo; non diventeranno primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi – non hanno nemmeno un conto in banca! Guarda i fiori. È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione”.
(Osho)
Vi siete mai fermati a guardare una pianta o un fiore? Non solo qualche istante di sfuggita, ma vi siete presi del tempo per guardare la natura, senza orologio e senza cellulare.
Dalla natura possiamo imparare tanto, vediamo come le piante si adattano ai cambiamenti e alle stagioni che mutano, ma rimangono sempre li.
Gli alberi cambiano colore, si muovono al ritmo del vento e della pioggia, in alcune stagioni dell’anno sono spogli e in altre sono fioriti.
Le piante hanno una capacità di adattarsi al cambiamento e a ciò che le circonda meraviglioso.
E noi sappiamo adattarci? Sappiamo cambiare?
I cambiamenti spaventano è una delle parole che più causa apprensione.
La parola cambiare, ha una connotazione negativa nella nostra cultura, adattarsi forse ancora peggio.
Eppure il cambiamento è inevitabile, si cambia con le esperienze, con gli anni che passano, cominciamo a vedere le rughe i capelli bianchi.
Dunque dato che il cambiamento ci fa paura, ci impegnamo a non apprendere dalle esperienze e dagli sbagli, rimaniamo con gli stessi schemi mentali per il resto della vita.
Per i cambiamenti fisici ricorriamo alla chirurgia estetica e alle creme miracolose. Dobbiamo sempre apparire perfette/i e di vent’anni.
Prendiamo come esempio sempre il lavoro. Molte persone si lamentano che il loro lavoro non li soddisfa, non vanno d’accordo con i capi o con i colleghi.
Dunque la domanda che sorge spontanea è “perchè non lo cambi”?
La risposta nel 90% delle volte è: “Ma sei matta, c’è la crisi, lavoro in giro non si trova, cosa mi direbbero gli altri se rinuncio al posto di lavoro”.
“Va bene hai ragione, non vuoi cambiare, allora adattati, smetti di lamentarti, fatti piacere quello che fai in qualche modo”
“Ma come faccio? Il mio lavoro lo odio, i colleghi ancora di più, i capi sempre con il fiato sul collo”
La realtà è che o si cambia o ci si adatta.
Non c’è la via di mezzo.
C’è una situazione di stallo, quella in cui ci si lamenta tutto il tempo, si arriva a casa e si racconta al marito, moglie o chiunque ci sia, quanto sia stata brutta la giornata.
E’ un’atteggiamento inutile se ci pensiamo, a che cosa serve lamentarsi o innervosirsi?
A nulla, dunque o ci si adatta o si cambia.
Tante persone però preferiscono paradossalmente non cambiare e non adattarsi. Perchè se si cambia la propria situazione “sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi”. Se invece ti adatti passi per quello che non reagisce, che si fa andare bene le cose a prescindere, per lo sciocco della situazione.
Adattarsi non significa farsi andare bene tutto, rimanere inerme di fronte agli eventi, significa scegliere di essere felice per quello che si ha, senza stress e nervosismo.
Oppure si deve avere il coraggio di cambiare, di compiere il salto verso l’ignoto.
“Se non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle”.
(Anonimo)
Non sappiamo quello che lasciamo, ma quello che possiamo trovare potrebbe essere nettamente meglio, siamo disposti a correre il rischio?


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